Rivelazione letteraria di Daniela Lojarro, nota cantane lirica torinese per i tipi di Edigiò, il suono sacro di Arjiam, è un fantasy che non passa di certo inosservato vista la sua consistente mole di pagine (circa 700) e l’originalità che lo contraddistingue, in quanto la lotta tra il bene e il male, onnipresente in ogni fantasy che si rispetti, qui viene rivisitata nell’Armonia e la Malia, scissione della Sinfonia iniziale.
Il regno di Arjiam è in pericolo. Il nobile Mazdraan, primo cavaliere del re, vuole ottenere il pieno controllo del Sacro Suono, elemento che ha creato l’intero universo e regola il ciclo della vita, ed è tramite esso che i Magh riescono a mantenere l’ordine e l’Armonia della terra. Ma il Sacro Suono può essere accolto solo da un’anima pura, e Fahryon, neofita dell’ordine sapienziale dell’Uroburo, seppur inconsciamente, lo detiene. E sarà lei, dopo aver appreso qual è in realtà il suo ruolo, a impedire che il caos prenda il sopravvento.
Il suono sacro di Arjiam si presta a differenti chiavi di lettura. Le avventure vissute dai protagonisti, il viaggio che porta alla crescita e maturazione della giovane iniziata dei Magh, può essere visto come viaggio personale, intimo, spirituale per arrivare alla piena coscienza di se stessi, delle proprie capacità e nell’ordine dell’Uroburo è facile scorgere i principi di alcune filosofie orientali. Mentre il bene e il male, qui presenti come Armonia e Malia, e posti su uno stesso fronte, come a ricordare che non può esistere il bene senza il male e viceversa, ricordano molto il primo atto d’ingabbiamento dell’uomo, quando spezzando il frutto dell’albero della Vita, divise la Creazione in buona e cattiva, stabilendo lui stesso che cosa è bene e cosa è male.
Il romanzo, nonostante la sua mole di pagine, si presenta con un buon ritmo. Lo stile narrativo è molto elegante, preciso e coinvolgente e la bravura nell’autrice si manifesta nei dialoghi vitali, ironici che rendono i personaggi credibili agli occhi di chi legge.
Unico neo i nomi dei personaggi e dei luoghi, troppo complessi e difficili da ricordare, ma soprattutto pronunciare, anche se alla fine della storia troviamo un piccolo glossario che ci aiuta a orientarci, e l’assenza di una mappa e di descrizioni dettagliate del regno di Arjiam e di quelli vicini.
(a cura di Antonella Sanna)